SEMI E ORTI
D’orti e di semi
D’orti e di semi è un progetto di salvaguardia e narrazione dei saperi immateriali racchiusi in un orto.
L’orto come estensione e oltrepassamento della dimensione domestica del saper fare, come luogo d’espressione di uomini e donne, in diverso modo, ma in maniera egualmente attenta a trarre frutto da uno scampolo di terra, si direbbe la maggior varietà possibile da un fazzoletto di terra.
In uno spazio forse limitrofo a casa o raggiungibile anche ogni giorno, ma diverso, diverso dalle stanze dell’intimità domestica, perché esposto alla dimensione meteorologica e alla sua scala, perché fuori e oltre le mura domestiche, perché ritaglio di un mondo più vasto e complesso come quello naturale.
Orto collegato alla dispensa, alla raccolta e conservazione dei frutti, alla necessità di integrare il reddito della famiglia con l’autoproduzione di cibo, alla voglia di produrre da soli il proprio cibo, alla scelta di sapere cosa mangerò.
Orto ritagliato e sottratto alla dimensione selvatica del bosco da un recinto, da un muretto a secco, da una leggera scarpata e talvolta, nelle valli alpine, posto su un pendio, o terrazzato, o pensile, o scavato nella roccia; orto ritagliato dal campo quale coltivazione più estensiva e monocolturale di patate e mais – o dal frutteto o dalla vigna.
L’orto quale condensato di saperi che stanno tutti attorno al mondo vegetale ma possono avere un orizzonte d’azione molto vasto connesso alla fertilità della terra e alla capacità di trarne frutto; la capacità di conoscere e discernere semi e piante, la capacità di riconoscere comportamenti e affinità tra le piante, di accompagnare la crescita e la maturazione dei frutti con le cure necessarie, di favorirne la moltiplicazione, di prevederne l’avvicendamento.
L’orto come luogo di espressione, come luogo appartato, in cui la diversa natura e carattere di un uomo trova modo di esprimersi in una serie molto varia di artefatti e manufatti atti a cingere la superficie, a coprirne delle parti, a prevederne un ingresso ufficiale e un ingresso secondario, a depositare gli attrezzi, a raccogliere l’acqua, a tenere lontano gli animali selvatici, a distingue il mio dal tuo.
Questo luogo confinato, d’espressione e cura di sé, innesca inevitabilmente un continuo fuori e dentro, per cui pare di poter riconoscere due mondi, quello dentro rivolto alla composizione, al disegno, all’orditura e quello fuori rivolto allo scambio e al mescolamento con altri mondi e vite, nelle occasioni di scambio dei semi, vari e nuovi per diletto, di scambio di derrate alimentari in esubero con altri uomini e donne.
Il racconto degli orti è stato affidato alle fotografie di Tommaso Perfetti e ai collage di Sara Galli, ai testi di Giacomo Sartori e di Elena Turetti.