LA RAGIONE NELLE MANI
Italian Council
È un progetto dell’artista Stefano Boccalini che è stato realizzato grazie al MiBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo che, attraverso l’ottava edizione dell’Italian Council, ha individuato in “La ragione nelle mani” un progetto da finanziare.
Ma anche grazie alla Comunità Montana di Valle Camonica che lo ha cofinanziato e ad Art for the World Europa che insieme ne hanno presentato la candidatura, e alla GAMeC – Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, che accoglierà l’opera di Boccalini nella sua collezione.
Importanti partner culturali parteciperanno al progetto: le opere prodotte saranno esposte al Museo Maison Tavel di Ginevra in Svizzera. Presentazioni del progetto e del libro che ne restituisce l’esperienza saranno fatte a Scutari in Albania (Art House), a Sandefjord in Norvegia (Sandefjord Kunstforening), alla Fondazione Pistoletto Onlus di Biella, all’Accademia di Belle Arti di Bologna e al MAGA, Museo Arte Gallarate.
Il progetto
Le parole
L’opera ha preso forma a partire da nove parole che appartengono a lingue diverse, parole che vengono definite intraducibili perché non hanno corrispettivi in altre lingue e possono essere solamente spiegate.
Quelle utilizzate parlano del rapporto tra uomo e natura e del rapporto tra gli uomini, alcune appartengono a lingue minoritarie che a stento resistono all’uniformazione. Nel rischio della loro scomparsa vi è la cancellazione permanente della ricchezza legata a quella biodiversità linguistica che queste parole intraducibili hanno la capacità di esprimere in modo così efficace.
I saperi artigianali
Le sapienti mani di quattro artigiani hanno trasformato queste parole in manufatti che andranno a comporre l’opera La ragione nelle mani.
Le pratiche artigianali utilizzate, storicamente ricoprivano una funzione di primaria importanza nel tessuto sociale e culturale della Valle, oggi faticano a resistere ai cambiamenti imposti dalla modernità, sono relegate ai margini e pochi ne conoscono ancora le antiche tecniche.
Le prospettive
Queste tecniche continuano a sopravvivere ma stentano a creare nuove economie, nuove risorse, quando invece potrebbero offrire l’opportunità ad alcuni giovani di costruirsi un futuro all’interno delle proprie comunità, investendo sul territorio, senza dovere per forza trasferirsi altrove per lavorare.
Il senso del recupero delle tradizioni artigianali non risiede nella riproposizione di modelli non più sostenibili, ma nel ripartire da quei modelli per acquisire nuove consapevolezze e spostare lo sguardo verso inedite visioni.
Il territorio
Il progetto è stato realizzato interamente in Valle Camonica, per Stefano Boccalini questa condizione è stata fondamentale: ripartire da una dimensione locale come possibile modello di sviluppo, permette di guardare alle “diversità” che il territorio sa esprimere, alla ricchezza che questo offre, come a uno spazio progettuale dentro il quale costruire nuove forme di lavoro da contrapporre a quel sistema produttivo, omologante, che la contemporaneità ci sta proponendo.
I laboratori
La scelta delle parole, i bambini
La ragione nelle mani ha preso il via con un laboratorio, che Boccalini ha tenuto insieme agli operatori della Cooperativa Sociale il Cardo di Edolo, che ha coinvolto tutti i bambini di Monno a cui è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili. Da queste ne sono state selezionate venti e ne è stata approfondita la conoscenza attraverso una serie di attività che hanno toccato vari aspetti della creatività dei piccoli partecipanti al laboratorio.
La scelta delle parole, gli artigiani
Ho poi sottoposto queste stesse parole allo sguardo degli artigiani per capire con loro quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani. Ne abbiamo scelte nove che sono diventate il materiale su cui hanno lavorato.
Le parole scelte
Il bando
Alla realizzazione dell’opera hanno contribuito otto giovani apprendisti che sono stati selezionati attraverso un bando pubblico, promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani della Valle Camonica interessati a conoscere e a confrontarsi con quattro pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno.
LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA
La tessitura dei pezzotti
La signora Gina Melotti di Monno è rimasta una delle ultime persone della valle a mantenere viva la tecnica della tessitura dei pezzotti realizzati con telai manuali, tappeti che si ottenevano riciclando indumenti lisi e non più utilizzabili, tagliati a piccole strisce che venivano poi tessute al telaio. In passato quasi ogni famiglia in paese possedeva un telaio e Monno era rinomato per la qualità della sua produzione.
LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA
L’intaglio del legno
Amerino Minelli, anche lui di Monno, intaglia sapientemente il legno, una tecnica antica di cui conosce i segreti. Lavorazione caratteristica di molte zone montane, l’intaglio del legno nella Valle Camonica vanta una secolare tradizione che ha lasciato traccia sia nell’ingente patrimonio storico-artistico, nella lavorazione degli altari, delle sculture e delle decorazioni sacre delle chiese barocche, sia nella pratica quotidiana di contadini e pastori.
LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA
Il ricamo
Ancora a Monno Ester Minelli porta avanti una tradizione che non appartiene soltanto alla valle ma che si può considerare un patrimonio della cultura manuale. Tecnica di ricamo usata soprattutto per ornare tende, vestiti, biancheria per la casa, corredi nuziali, il “punto a intaglio” è un tipo di lavorazione raffinata che richiede precisione, abilità e tempo.
L’esito
Il risultato di tutto questo lavoro non è rappresentato solamente dai manufatti che compongono l’opera, ma anche dal processo che ha portato alla sua costruzione. Un processo che ha rimesso in circolo le conoscenze e le pratiche legate alla tradizione artigianale della Valle Camonica, ma a partire da nuove consapevolezze che spostano lo sguardo verso nuove prospettive.